venerdì 11 gennaio 2008

Come ogni sesso ha il suo pregiudizio sull'amore

Friedrich Nietzsche, La gaia scienza

Nonostante tutte le concessioni che sono disposto a fare al pregiudizio monogamico, non potrò tuttavia ammettere mai che si parli di uguali diritti nell'amore per l'uomo e per la donna: infatti non ce ne sono. Il fatto è che l'uomo e la donna intendono per amore ognuno qualcosa di diverso - e in ambedue i sessi appartiene alle condizioni dell'amore il fatto che un sesso non presuppone nell'altro lo stesso sentimento, lo stesso concetto di "amore". Quel che la donna intende per amore, è abbastanza evidente: un perfetto abbandono (non soltanto dedizione) di anima e corpo, senza alcun riguardo, senza alcuna riserva, ma piuttosto con vergogna e timore di fronte al pensiero di un abbandono vincolato a clausole, legato a condizioni. In questa assenza di condizioni il suo amore è appunto una fede: la donna non ne ha altre. - L'uomo, quando ama una donna, vuole da lei precisamente questo amore; e conseguentemente, per parte sua, è quanto mai lontano dal presupposto proprio dell'amore femminile; ammesso, però, che debbano esistere anche uomini cui non è estraneo il desiderio di una perfetta dedizione dal canto loro, ebbene questi non sono appunto - degli uomini. Un uomo che ama come una donna, diventa pertanto uno schiavo; una donna invece, che ama come una donna, diventa con ciò una donna più completa ... La passione della donna, nella sua assoluta rinunzia dei propri diritti, ha proprio come suo presupposto che dall'altra parte non sussista un tale pathos, una tale volontà di rinuncia: perchè se entrambi, per amore, facessero rinuncia di se medesimi, non si verrebbe a determinare - che so io? - forse uno spazio vuoto? - La donna vuole essere presa, intesa come un possesso, vuole risolversi nel concetto di "possesso", di "posseduta"; di conseguenza vuole colui che prende, che non si dà e non si dona lui stesso, ma che viceversa deve farsi precisamente più ricco di "sé" - attraverso un incremento di forza, di felicità, di fede, quale gli dà la donna donando se stessa. La donna si dà, l'uomo s'accresce - io penso che non si potrà superare questo contrasto di natura mediante nessun contratto sociale, neppure con la migliore volontà possibile di giustizia: benché possa essere auspicabile che quanto v'è di crudo, di terribile, di enigmatico, di immorale in questo antagonismo non ci venga posto costantemente dinanzi agli occhi. L'amore infatti, pensato come cosa totale, grande, piena, è natura, e in quanto natura qualcosa di "immorale" per tutta l'eternità. - Coerentemente a ciò la fedeltà è implicita nell'amore della donna, ne consegue per definizione: nell'uomo, essa può facilmente originarsi come corollario del suo amore ed essere qualcosa di simile alla riconoscenza o alla idiosincrasia del gusto o a una cosiddetta affinità elettiva, ma non appartiene all'essenza del suo amore - e gli è così poco intrinseca, che si potrebbe quasi parlare a buon diritto nell'uomo di una naturale opposizione tra amore e fedeltà: il quale amore è appunto un voler possedere e non un rinunciare e un darsi; ogni volta però il voler possedere muore con il possesso... Effettivamente, è la più sottile e più diffidente sete di possesso dell'uomo, che di rado e tardivamente confessa a sé questo "possesso", ciò che fa durare il suo amore; a questo modo è perfino possibile che dopo il donarsi di lei esso cresca ancora - difficilmente egli ammette che una donna, per lui, non abbia più niente da "donare". -

Friedrich Nietzsche, La Gaia scienza

1 commento:

francescafara ha detto...

…e se ipotizzassimo per assurdo che l'errore risiederebbe nella "necessaria" (ma assurda) ricerca di un concetto riferito a qualcosa che non si presta alla concettualizzazione??
…Mi sembra che….seguendo questa via (ovvero definirne o darne un concetto verbale)… si perverrebbe allo stesso errore, proprio di chi, pur non essendone capace, nel corso della storia ha voluto a tutti i costi abbozzare un concetto di Dio… o di divinità….o di spirito… o di libertà… ecc….
Partire dalla considerazione (differente) dell'amore da parte di uomo e donna, risulterebbe errato (a mio giudizio), a meno che non si volga l'attenzione alla ripercussione materiale generata da suddetto sentimento.
Seguendo un vecchio maestro sarebbe più consono dire "che cosa l'amore non è"…per esempio…l'amore non è fede, l'amore non è possesso, l'amore non è sesso.. non a caso è possibile amare qualcosa di non è vivente…
…brevemente…. Miei cari interlocutori….vivete la vostra permanenza su questa grande puttanata …sceglietevi la vostra famiglia… e amate come cazzo volete… ognuno avrà la sua maniera…tanto…ad ogni modo… ci sarà sempre qualcuno che non riuscirà a capirla….
Nulla da dire sulla genialità di Nietzsche…ma questa…"La donna vuole essere presa, intesa come un possesso, vuole risolversi nel concetto di "possesso", di "posseduta"; di conseguenza vuole colui che prende, che non si dà e non si dona lui stesso, ma che viceversa deve farsi precisamente più ricco di "sé" - attraverso un incremento di forza, di felicità, di fede, quale gli dà la donna donando se stessa."…E' UNA GRANDE STRONZATA!!!!!
Francesca Fara, contessa di Las Plasas