lunedì 5 gennaio 2009

Un virus in mente

Un virus in mente
Si chiamano memi. Sono idee forti, modi di dire, luoghi comuni, ricordi. Come alieni abitano il nostro cervello, colonizzando l'io, stravolgendo il concetto di coscienza, propagandosi a ogni contatto sociale. I comportamenti umani, dalle aspirazioni personali al modo di allevare i figli, dalle guerre all'ansia da nuovo millennio, sono il loro dominio.

di Sylvie Coyaud

Sappiamo di avere una coscienza o un io, una mente, un'anima, un'identità, chiamatela come vi pare. Supponiamo che anche gli altri ne abbiano una, ma siccome non abbiamo modo di percepirla, non ne siamo certi: sospettiamo che in certa gente non ci sia ("è un incosciente") o non funzioni ("gli manca una rotella"). Alla scienza piacerebbe capire di che cosa si tratta, ma è in difficoltà: con le nuove tecniche, osservare l'andirivieni di impulsi elettrici e di reazioni chimiche nel cervello è un gioco da ragazzi, ma le macchine non colgono tutta una parte che emerge da quell'attività. Trent'anni fa, uno scienziato che si firmava Dedalo e teneva una rubrica sul settimanale Nature ha suggerito, per scherzo, l'esistenza dell'"animone", una particella portatrice d'anima così come un elettrone è portatore di energia. Dieci anni fa, John Eccles e Karl Popper - rispettivamente premio Nobel per la medicina e celebre filosofo della scienza - hanno proposto, stavolta sul serio, lo "psicone" quale vettore degli stati psichici. Ancora non s'è visto. Eppure il prodotto della coscienza esiste: ci frulla in testa e ci dà emozioni, ne parliamo con gli altri, gli attribuiamo significati e valori diversi ragionando attraverso immagini, parole e simboli. Come altre esperienze quotidiane, per esempio quella del tempo, non si può catturare alla fonte, ma se ne vedono gli effetti. Quel lavorìo intellettuale è registrato nell'insieme di pratiche e di sapere che gli esseri umani accumulano, si trasmettono e usano per cambiare il mondo: un insieme riassunto in parole come "civiltà", "società" o, meglio, "cultura". Ma che cosa muove la cultura, facendola cambiare continuamente come una creatura viva? Per analogia con l'evoluzione della vita, si è pensato che anche quella culturale fosse dovuta a unità elementari, che si replicano e si diffondono secondo le regole della genetica. Nel secondo dopoguerra, qualcuno le ha battezzate "culturgeni", ma la parola non ha attecchito e l'idea nemmeno, benché avesse sostenitori come Roger Sperry e Jacques Monod, grandi biologi con una passione per la filosofia. Nel 1976, lo zoologo inglese Richard Dawkins pubblica Il gene egoista (Mondadori, 1984). Sostiene che ai geni non importa quale organismo li ospita, importa replicarsi e diffondersi. E aggiunge che non sono gli unici "replicatori" all'opera nel mondo: esistono anche modi di dire e di fare che si diffondono per imitazione e ripetizione, proprio come il Dna. Li ha chiamati "memi", termine ricalcato su "geni" ma anche su "memoria" e "mimesi". Un meme è qualunque cosa ricordiamo e trasmettiamo agli altri che, con variazioni e mutazioni, la imparano, la ricordano e la trasmettono a loro volta. Qualcosa di egoista, di opportunista, che salta da un cervello all'altro fino a raggiungere il dominio assoluto, e pazienza se l'ospite ci rimette. All'epoca sembrava la battuta di un provocatore, di un bieco materialista che voleva spiegare con la forza bruta della selezione naturale gli ideali più eccelsi e le opere più squisite dell'umanità. Gli oppositori si sono indignati, e hanno sperato che la parolaccia dal contenuto offensivo avrebbe fatto la fine dei culturgeni. Invece, dopo un periodo di latenza, è rispuntata in saggi prima inglesi e americani e oggi, nonostante i sarcasmi ("una metafora stiracchiata", l'ha definita il paleontologo Stephen Jay Gould), si replica a tutto spiano fra cervelli pensanti. Il meme ha attecchito. Abbiamo provato a contare gli articoli e i libri usciti sul tema dal 1995 e ci siamo arresi prima di arrivare a 400. Ora che il termine è entrato nel New Oxford Dictionary - sollevando un putiferio - l'ipotesi spericolata si è trasformata in una disciplina fiorente, la memetica. "Ci farebbe qualche esempio pratico di memi?", abbiamo chiesto al filosofo cognitivista e memetista Daniel Dennett, invitato a Milano dalla Fondazione Sigma-Tau per un ciclo di conferenze. "Il "cioè" (like, in inglese) usato come intercalare in mezzo a una frase", ha risposto, "brani di canzoni che non riusciamo a toglierci dalla testa, i balli, i modi di vestire, il concetto di diritti civili o di aiuto umanitario, le sette religiose". Mentre camminava e l'elenco si allungava, Dennett guardava i graffiti sulle case: "Ah, sono arrivati anche qui. Ne ho visti di uguali a Tokyo, dove si usa un alfabeto diverso". Lui aveva previsto che i murales non si sarebbero fermati nella metropolitana di New York. "È proprio un'epidemia", gongolava. "Siamo animali infestati da memi". Aaron Lynch, altro memetista di spicco, ha pubblicato ricerche su diverse riviste specializzate. Poi, però, si è reso conto che quei testi oscuri e zeppi di formule non erano tanto memetici e li ha tradotti, per i non addetti ai lavori, nel libro più rigoroso uscito finora, Thought Contagion (Basic Books). Il contagio del pensiero, sostiene Lynch, influenza tutti i comportamenti umani: razzismo, acquisti, aspirazioni, ansia da nuovo millennio, politiche contro la droga o l'Aids, modo di allevare i figli. Il capitolo in cui descrive come gli investitori si trasmettono fiducia o sfiducia nei mercati finanziari è un'epidemiologia delle crisi economiche da brivido. Viene voglia di mettere i risparmi sotto il materasso. Secondo Lynch, l'egoismo dei memi batte quello dei geni. E fa un esempio: credete nell'astrologia e, da Pesci, siete convinti che il vostro ideale sia un Leone. Segnalate la vostra esigenza ai possibili partner fino a quando ne trovate uno compatibile. Ecco: il meme dell'astrologia si è intrufolato da parassita nel vostro istinto riproduttivo, è lui a scegliere l'anima gemella per favorire la sua riproduzione, non la vostra. Se papà e mamma leggono gli oroscopi, anche i figli lo faranno. Così avviene da sempre, nonostante le previsioni degli astrologi siano statisticamente inaffidabili e tutte le combinazioni di segni presentino lo stesso tasso di divorzi. Dal tritatutto dell'analisi memetica escono malconce non solo credenze innocue come l'astrologia o la leggenda metropolitana dei coccodrilli a spasso per le fogne di New York, ma pure le religioni e le ideologie politiche. Lo strapotere dei memi sarebbe dimostrato dal fatto che gli esseri umani, dopo aver evoluto un cervello capace di inventare linguaggi e mezzi di comunicazione, continuano a lanciarsi in avventure disastrose e autolesioniste. Dovrebbero sapere che a giocare col fuoco ci si brucia, perché risulta da millenni di esperienza archiviata nella cultura. Eppure trovano, ogni volta, nuovi motivi per giustificare l'asservimento degli altri, la violenza organizzata o la pulizia etnica, dimentichi che potrebbero essere a loro volta resi schiavi o uccisi o che la purezza etnica non è mai esistita. Le guerre ideologiche, tribali, religiose sarebbero dunque scontri tra memi. L'americano Aaron Lynch appartiene all'ala moderata della nuova disciplina, la psicologa e neurologa inglese Susan Blackmore all'ala oltranzista. Da marzo, il suo libro The Meme Machine (Oxford University Press) è nei primi dieci best-seller scientifici. L'autrice ci invita a "pensare memetico", a calarci in un mondo in continua trasformazione - che chiama "memeosfera", per analogia con la biosfera - fatto di cervelli nei quali i memi si danno battaglia finché i più deboli sono eliminati. Questi elementi ci spingono a pensarli e ripensarli, scrive la studiosa, per meglio incidersi nella nostra memoria; a parlare per meglio scambiarceli nella conversazione; perfino a collaborare tra noi per meglio realizzare le invenzioni che rafforzano ancora di più i memi usciti vincitori: chiese, partiti, biblioteche, e il primo vero regno memetico, Internet. Più siamo collegati più subiamo il contagio. Antichi memi hanno fatto di noi esseri socievoli e ansiosi di comunicare, il che è un bene per la nostra specie. Ma, a furia di riprodursi, hanno avuto bisogno di un habitat più grande - il nostro cervello e il cranio che lo contiene - rendendolo troppo grosso rispetto alla pelvi delle donne e causando una strage di madri e neonati. Non lamentiamoci: ci resta la cultura, la rete nella quale i memi circolano sempre più veloci e spietati. Tra poco la porteranno su altri mondi insieme alle navi spaziali che noi, poveri ingenui, crederemo di aver ideato per appagare la nostra curiosità e la nostra sete di conoscenza. Siamo tutti - meno i memetisti più perspicaci, s'intende - vittime di un inganno. Questi replicatori alieni ci hanno ridotti a puro supporto del loro proliferare, illudendoci che il nostro cervello abbia creato il patrimonio materiale e spirituale in cui viviamo. Se Aaron Lynch dice solo che gli stati di coscienza sono saturati e manipolati dai meni, Susan Blackmore compie l'ultimo passo. Coscienza? Identità? Libero Arbitrio? Non esistono: "Il sé è un mito. Guardate dentro il cervello, ci troverete soltanto neuroni. Lì dentro, non esiste un posto dove le decisioni consce vengono prese, qualcosa che custodisce le credenze e le opinioni, anche se molti di noi continuano a pensarlo". Non c'è nessuno. C'è invece la risposta radicalmente nuova alla domanda "Chi sono io?" ed è piuttosto terrificante. ""Io" sono uno dei numerosi gruppi di memi che si sono adattati a vivere in quel cervello prodotto dai geni". Susan Blackmore non è terrificata: è buddista, non crede nell'io individuale. È sicura che nelle connessioni sinaptiche tra i neuroni si scopriranno le tracce dei memi più travolgenti. Quel giorno, dice, la gente smetterà di usare la parola fra virgolette. Il problema è che, appena si tolgono le virgolette, si diventa come lei, Lynch e Dennett: si scoprono replicatori culturali dappertutto. Succederà anche a voi, vedrete. "Dobbiamo informarvi che la lettura di questo articolo vi ha contagiati con il meme più robusto del pianeta: il "metameme" o meme della teoria dei memi", hanno scritto alla fine di una lunga dissertazione tre scienziati svedesi, Henrik Bjarneskans, Bjarne Grønnevik e Anders Sandberg. Anche noi, ora, siamo fra gli untori, ma almeno abbiamo messo all'inizio l'avvertenza "Attenzione: virus della mente".

martedì 14 ottobre 2008

Tagli università

Tagli all'università...
Su questo sito trovate delle tabelle interessanti sui tagli all'università. http://www.step1.it/index.php?sez=articolo&id=4561
Io non voglio sparare a zero sul nostro sistema attraverso il quale nuove generazioni acquisiscono la cosiddetta conoscenza. Sarebbe facile, tuttavia ingiusto. Ci sono brave persone che guadagnano poco e fanno ricerca... e la fanno bene. Non fuggono verso paesi che gli garantiscono un salario più alto e una prospettiva migliore, che quantomeno lascia viva quella speranza di continuare un percorso di studi. In qualche modo, ce la siamo sempre cavata. In qualche modo le università italiane hanno sfornato cervelli interessanti e lo fanno ancora. Ma ogni giorno continuano a metterli a dura prova. Ora ci saranno nuovi tagli e, ahimè, constistenti. Non mi metto a fare retorica e prendermela col governo di destra. Questa entità sa bene qello che fa, e sa farlo bene. Mi dispiace per le brave persone che, assai ingenuamente e oserei dire, un po' ignorantemente, non capiscono bene la portata di questi tagli. Peggiorare la ricerca non fa bene a nessuno, se non a qualche istituto privato. Che ben venga il privato, ma non a scapito del pubblico. La ricerca indipendente deve continuare ad esistere. Se poi, arriva anche quella privata, allora facciamo festa, un posto a tavola le sarà sempre riservato.
State attenti, nuovi ragazzi, valutate bene, la prospettiva è sempre meno rosea e il mondo del libero mercato non può non farci guardare altrove...e non se la prendano con chi se n'è andato e se ne andrà se ora lasciamo soli questi professori e studenti, banalizzati da molti media e dal governo in primis... per quanto voi vi crediate assolti siete per sempre coinvolti...

lunedì 14 aprile 2008

Perché gli uomini non possono mentire alle donne

Fonte: Allan & Barbara Pease, Perché le donne non sanno leggere le cartine e gli uomini non si fermano mai a chiedere?

Perché gli uomini non possono mentire alle donne

Il linguaggio del corpo rivela che, nella comunicazione a quattr'occhi, i segnali non verbali rappresentano il 60-80% dell'impatto del messaggio, mentre i suoni vocali ne costituiscono il 20-30%. Il restante 7-10% sono parole. La maggiore sensibilità permette a una donna di cogliere e di analizzare le informazioni, la capacità del suo cervello di trasferirle rapidamente da un emisfero all'altro la rende invece più abile nell'integrare e decifrare i segnali, soprattutto quelli verbali e visivi.
Questa è la ragione per cui molti uomini hanno difficoltà a mentire a una donna a quattr'occhi. Ma, come molte donne sanno, mentire a un uomo nella stessa situazione è piuttosto facile, in quanto non possiede la sensibilità necessaria per individuare le eventuali incongruenze fra i segnali verbali e quelli non verbali.

sabato 15 marzo 2008

Freie Bibliothek

Brutta questa biblioteca... meglio la nostra mille volte... t passa la voglia di studiare in un posto del genere...



Pure internamente non è un granché... e poi che rottura se magari devi andare a studiare al terzo piano... fortuna che c'è un "ponte" che collega le due parti della biblio altrimenti magari mi toccava pure scendere se volevo andare nell'altro lato a salutare un amico.... vabbè dai mi accontento...

Voi che ne dite? torno alla mia cara vecchia biblio? ... ma vabbè dai viva lo spirito di adattamento e non ci penso più...

lunedì 3 marzo 2008

Ma non è troppo per esser tutto falso?

Vi riporto alcune cose - davvero una piccola minoranza - scritte nel sito del CUN (Centro Ufologico Nazionale http://www.cun-italia.net/). Non vi sto blaterando delle visioni di alcuni mitomani o quant'altro. Infatti il CUN è un ente privato che proprio per non farsi deridere ha il dovere di eliminare i falsi e tutto ciò che non costituisce un serio criterio di ricerca. Questo, ovviamente, non vuol dire che tutto ciò che ci propina è da prendere come oro colato; semplicemente, che non è un ente di ricerca "per illusionisti e prestigiatori" ma un gruppo di persone che in buona fede (questo è quello che credo) cerca di capire qualcosa riguardo strani avvistamenti e cose del genere. Leggete quanto segue e ditemi cosa ne pensate... davvero sono tutte cazzate? (ricordo che la relazione è asimmetrica... ne basta una vera, il resto posso essere anche tutte false).


AVVISTAMENTI UFO DA PARTE DEGLI ASTRONAUTI: dichiarazioni e testimonianze

Maggiore Gordon Cooper

I1 Maggiore Cooper fu uno degli astronauti del progetto Mercury, e I'ultimo americano a volare nello spazio da solo. Il 15 Maggio 1963 partì verso lo spazio a bordo di una capsula Mercury, per un viaggio di 22 orbite intorno al mondo. Durante I'ultima,comunico' alla stazione di rilevamento di Muchea (presso Perth, Australia occidentale) che poteva vedere un oggetto luminoso verde davanti a lui, che si avvicinava velocemente alla sua capsula. L'UFO era reale e solido, perché fu rilevato dal radar di Muchea. L'avvistamento di Cooper fu riportato dalla NBC, che stava seguendo il volo passo passo; ma quando egli atterrò, ai giornalisti fu detto che non sarebbe stato loro consentito di domandargli nulla in proposito. Il Maggiore Cooper era un fermo sostenitore degli UFO. Oltre dieci anni prima, nel 1951, ne aveva avvistati mentre pilotava un jet F-86 Sabre sopra la Germania ovest. Erano metallici, a forma di disco e volavano molto alti, surclassando agevolmente tutti i caccia americani. Cooper testimoniò anche di fronte alle Nazioni Unite: "Io ritengo che questi velivoli extraterrestri ed i loro equipaggi stiano visitando il pianeta da altri pianeti. Molti astronauti erano riluttanti a parlare di UFO... Ho avuto occasione, nel 1951, di avere due giorni di osservazione di molti dei loro voli: erano di differenti dimensioni, e volavano in formazione da combattimento, solitamente da est ad ovest sull'Europa."E secondo un'intervista registrata da J. L. Ferrando, il Maggiore Cooper affermò: "Ho vissuto per molti anni con un segreto in una segretezza imposta a tutti gli specialisti in astronautica. Ora posso rivelare che ogni giorno, in America, i nostri radar agganciano oggetti di forma e composizione a noi sconosciute. E ci sono migliaia di testimonianze e una quantità' di documenti per provarlo, ma nessuno vuole renderli pubblici. Perché? Perché le autorità temono che la gente possa pensare Dio sa a che tipo di terribili invasori. Così, la parola d'ordine è: 'Dobbiamo evitare a tutti i costi il panico."Fui inoltre testimone di uno straordinario fenomeno, qui sulla Terra. Accadde in Florida alcuni mesi fa. Vidi coi miei occhi un'area definita del terreno bruciata dallefiamme, con quattro tacche lasciate da un oggetto volante che era sceso nel bel mezzo di un campo. Alcuni esseri avevano lasciato il velivolo (c'erano tracce che lo provavano). Sembrava avessero effettuato topografia; avevano raccolto campioni di terreno; e infine, tornarono da dove erano venuti, sparendo ad enorme velocità. So per certo che le autorità fecero di tutto per tenere I'evento lontano da stampa e TV, per paura di reazioni di panico da parte del pubblico."


Ed White e James McDivitt

Nel Giugno del 1965, gli astronauti Ed White (il primo americano a passeggiare nello spazio) e James McDivitt stavano passando sopra le Hawaii in una capsulaGemini, quando videro un bizzarro oggetto metallico. L'UFO aveva lunghi bracci sporgenti; McDivitt riprese immagini con una cinepresa, che non sono mai state diffuse.


James Lovell e Frank Borman
Nel Dicembre del 1965, anche gli astronauti Gemini James Lovell e Frank Borman videro un UFO nel corso della seconda orbita del loro volo record di 14 giorni.Borman riportò di aver visto un'astronave sconosciuta poco distante dalla loro capsula. Il Controllo Gemini a Cape Kennedy gli disse che stava osservando I'ultimo stadio del loro stesso razzo Titan. Borman confermò di poter vedere perfettamente il razzo, ma che poteva vedere anche qualcosa di completamente diverso. Questa comunicazione fu riportata durante il volo di James Lovell sulla Gemini 7:
Lovell: "Oggetto non identificato a ore 10 in alto".
Controllo: "Qui Houston. Ripetete, Sette"
Lovell: "Ho detto che abbiamo un oggetto non identificato a ore 10 in alto"
Controllo: "Gemini 7, è il razzo o un avvistamento effettivo?"
Lovell: "Abbiamo diversi avvistamenti effettivi."
Controllo: "Distanza o dimensioni stimate?"
Lovell:"Abbiamo in vista anche il razzo."


Neil Armstrong e "BULZ" Aldrin
Secondo 1'astronauta della NASA Neil Armstrong, gli alieni hanno una base sulla Luna, e ci hanno detto a chiare lettere di andarcene e star lontani.In base ai resoconti sinora non confermati, sia Neil Armstrong che Edwin "Buzz" Aldrin videro un UFO poco dopo il loro storico allunaggio con'Apollo 11, il 21 Luglio 1969. Ricordo di aver sentito uno di loro riferirsi ad una "luce" in o sopra un cratere durante la trasmissione televisiva, con il Controllo Missione che richiedeva ulteriori informazioni. Non si sentì niente altro. Secondo un ex impiegato della NASA, Otto Binder, alcuni radioamatori, con le loro stazioni riceventi in VHF, che aggiravano i ripetitori televisivi della NASA, raccolsero il seguente scambio:
NASA: "Cosa c'e' là? Controllo Missione chiama Apollo 11."
Apollo 11: "Questi 'babies' sono enormi signore! smisurati! Oh mio Dio! Non ci credereste Vi dico che ci sono altre astronavi la' allineate sul bordo piu'lontano del cratere! Sono sulla luna e ci osservano"!
Un certo. professore, che desiderava rimanere anonimo, intavolò una discussione con Neil Armstrong durante un simposio della NASA.
Professore: "Cos'è successo veramente lassù con 1'Apollo 11?"
Armstrong: "Fu incredibile. Naturalmente, tutti sapevamo che c'era una possibilità; il fatto è che ci hanno intimato di starcene lontani! (gli alieni) Da allora non ci fu più alcuna questione a proposito di stazioni spaziali o città lunari.
Professore: "Cosa intende con 'intimato di starcene lontani'?"
Armstrong: Non posso entrare nei dettagli, eccetto che per dire che le loro navi erano molto superiori alle nostre, sia in dimensioni che in tecnologia. Ragazzi,erano grosse - e minacciose! No, non se ne parla nemmeno di una stazione spaziale."
Professore: Ma la NASA effettuò altre missioni dopo Apollo 11?"
Armstrong: "Naturalmente, la NASA aveva I'incarico a quel tempo, e non poteva rischiare il panico sulla Terra. Ma in realtà' fu un veloce scoop e a casa di nuovo."
Secondo il Dott. Vladimir Azhazha: "Neil Armstrong ritrasmise il messaggio al Controllo Missione, che due grandi oggetti misteriosi li stavano osservando dopo essere atterrati nei pressi del modulo lunare. Ma questa trasmissione non fu mai sentita dal grande pubblico, perché la NASA la censurò.
Secondo il Dott. Aleksandr Kasantev, Buzz Aldrin riprese un filmato a colori degli UFO dall'interno del modulo,e continuo'a filmarli dopo che lui ed Armstrong furono usciti.Armstrong ha confermato che la storia era vera, ma rifiutò di entrare in maggiori dettagli, oltre ad ammettere che dietro I'insabbiamento c'era la CIA.


Donald Slayton
Donald Slayton, un astronauta Mercury, rivelò in un'intervista di aver visto un UFO nel 1951: "Stavo collaudando un caccia P51 a Minneapolis, quando avvistai questo oggetto. Ero a circa 10.000 piedi in un bel pomeriggio limpido e soleggiato. Pensai fosse un aereo,poi realizzai che nessun aereo poteva volare così in alto."Come fui più vicino, mi sembrò un pallone meteorologico, grigio e di circa un metro di diametro. Ma appena mi ci misi dietro a quella dannata cosa, non sembravapiù un pallone, ma un disco."Nello stesso istante, capii che si stava improvvisamente allontanando da me, ed eccomi là che correvo a circa 300 miglia all'ora. Lo seguii per un po', e poi all'improvviso quell'affare prese semplicemente il volo. Tirò una virata in salita a 45 gradi, accelerò e sparì in un attimo."


Comandante Eugene Cernan
Eugene Cernan era il comandante dell'Apollo 17. In un articolo del Los Angeles Times del 1973, a proposito degli UFO disse: "Mi è stato domandato (a proposito degli UFO) e ho risposto pubblicamente che pensavo fossero qualcun altro, qualche altra civiltà".


PS Se il CUN non desidera che parti di una propria pagina web vengano divulgate (!) è pregata di contattarmi...

domenica 17 febbraio 2008

Scie chimiche

Cari giovanotti,
non guardo troppo spesso il cielo... lo faccio di più quando sono lontano dalle città e dal sole e posso la notte, alzare la testa, e perdermi tra le stelle. Ora però mi dicono che sopra le nostre teste ci siano aerei che rilasciano strane scie. Una descrizione precisa di questi strani avvenimenti la trovate su http://www.sciechimiche.org/ Riassumendo sembra che siano aerei che non lasciano le semplici scie di condensazione ma sostanze pesanti, probabilmente bario e alluminio. Le vedete subito che non sono scie di condensazione perchè rimangono nel cielo diverse ore(contro i pochissimi minuti se non secondi delle scie di condensazione) e vanno ad allargarsi. Ci sono mille ipotesi sui loro scopi. Ufficialmente, ovviamente, le scie chimiche non esistono... ovvero questi aerei che lasciano delle scie che rimangono ore nel cielo non sono reali. Si esatto non sono reali poichè ufficialmente queste scie chimiche non esistono. Quindi le cose sono due: 1) dobbiamo rivedere la fisica e spiegare perchè normali aerei (ovviamente molti di quelli avvistati erano vettori bian$chi senza bandiera) solcano il cielo a quote apparentemente più basse dei 9.000 metri dove sarebbe consentito il formarsi scie di condensa e relasciano invece scie che rimangono ore ed ore nel cielo; 2) dobbiamo chiederci: ma che cazzo sono queste cose sopra la nostra testa?
Forse sono metalli pesanti....boh...fatto sta che il silenzio dietro questo fatto è piuttosto inquietante e chi vuol tenere le cose all'ombra probabilmente vuol nascondere qualcosa. Il bello è che il governo italiano non può far nulla perchè in alcune zone marittime e aeree non è sovrano e quindi non sa nemmeno quello che succede...
......boh.......certo che palle!......... se lanciate un missile terra aria e tirate giù uno di questi veivoli chiamate subito qualche chimico e fatelo arrivare prima di tutti i giornalisti e 007 in borghese... fategli raccogliere più cose possibili... sarà probabilmente l'unica prova che vi farà tirare fuori dal gabbio... forse... altrimenti rimane sempre l'ipotesi del mordi e fuggi.... peccato che io non sappia né mordere né fuggire...
L'immagine è un prodotto LaffiArt e non è protetta da copyright quindi copiatevela quanto vi pare...

domenica 10 febbraio 2008

Presto arrivano informazioni... intanto cercatevele

Ciao a tutti o ai pochi che siano...
sono motlto impegnato in questi giorni ma appena posso pubblicherò un po' di cose interessanti sull'argomento.. parlo delle scie chimiche e del morbo di morgellons. Questi due fatti non sono necessariamente collegati anche se ci sono probabilità che lo siano. Vi "linko" un paio di siti interessanti (li aggiungo anche sulla colonna a destra riservata). Informatevi da voi nel frattempo e fatevi un'idea su un aspetto quantomeno inquietante, dato l'alone di mistero che lo circonda... infatti ufficialmente le scie chimiche non esistono e del morbo di morgellons non se ne parla per niente se non fosse per la rete... ah! sul link "mednat" non vi fermate a leggere i primi capoversi, ma andate avanti che poi la storia si fa più interessante...
ciao e statemi bene