mercoledì 30 gennaio 2008

Fight Club This is your life Lyrics

And you open the door and you step inside
Where inside our hearts

Now imagine that your pain is a white ball of healing light
That's right-your pain, the pain itself is a white ball of healing light

I don't think so

This is your life Good to the last drop
It doesn't get any better than this
This is your life and its ending one minute at a time
This isn't a seminar This isn't a weekend retreat
Where you are now You can't even imagine what the bottom will be like
Only after disaster can we be resurrected
Its only after you've lost everything that you are free to do anything
Nothing is static Everything is evolving
Everything is falling apart

This is your life(4)
It doesn't get any better than this
This is your life(4)
And its ending one minute at a time

You are not a beautiful and unique snowflake
You are the same decaying organic matter as everything else
We are all part of the same compost heap
We are the all singing, all dancing crap of the world

You are not your bank account
You are not the clothes you wear
You are not the contents of your wallet
You are not your bowel cancer

You are not your grand latte
You are not the car you drive
You are not your fucking khakis

You have to give up
You have to give up
You have to realise that someday you will die
Until you know that, you are useless

I say never let me be complete
I say may I never be content
I say deliver me from Swedish furniture
I say deliver me from clever art
I say deliver me from clear skin and perfect teeth
I say you have to give up
I say evolve, and let the chips fall where they may

This is your life(4)
Doesn't get any better than this
This is your life(4)
And its ending one minute at a time

You have to give up
You have to give up

I want you to hit me as hard as you can(2)
Welcome to Fight Club
If this is your first night, you have to fight


Benvenuti nel Fight Club... se questa è la vostra prima notte, dovete combattere...
siete la danzante e canticchiante merda del mondo, non siete altro che un fottuto e decadente composto organico come ogni altra cosa... ahimè non siete speciali, siete senza scopo...
non siete la macchina che guidate, non siete i vestiti che portate, non siete la tessera di un fottuto club, non siete un progetto divino, siete un ammasso biologico che presto inizierà a decomporsi, o meglio, lo sta facendo...un secondo alla volta... un secondo alla volta...
Siete un concentrato di idee impacchettate, siete energia pura che si fa guidare, siete un recipiente ben impacchettato di istruzioni, siete l'offerta del giorno, siete un animale domestico, o meglio, un animale ammansito...
Io dico, non lasciatevi imbrigliare, non lasciatevi definire, non lasciatevi ammansire... siamo l'esplosione più grande che possa mai pensarsi, siamo l'eruzione della vita e l'apocalisse delle emozioni...solamente potendo gustosamente odiare possiamo capire cosa davvero amiamo... non siamo il logo che da qualche parte è stampato sui nostri vestiti, non ce ne frega un cazzo di quello che ci dice la televisione, siamo allergici ad ogni catena...
E' la nostra vita... e sta finendo un secondo alla volta... io dico, liberatevi di tutto ciò che possedete... quello che possedete vi possiede... è tutto ciò impossibile? forse lo è... ma è solo dopo aver perso tutto che si è davvero liberi di fare qualsiasi cosa... o forse potremmo dire che quando davvero non si tiene a nulla siamo liberi di fare qualsiasi cosa...
Limitare le nostre emozioni e i nostri desideri? se volete fatelo... la nostra vita sta finendo... un secondo alla volta . . .
Siamo la canticchiante e danzante merda del mondo . . .

sabato 26 gennaio 2008

Federico Aldrovandi: un'altra strana storia

Vi riporto quanto scritto su reti invisibili (c'è il link sulla colonna a destra).

Federico Aldrovandi
La polizia: "E' morto di overdose". I testimoni: "No, lo hanno pestato loro"
Checchino Antonini
Fonte: Liberazione 12 gennaio 2006
13 gennaio 2006
Un diciottenne muore a Ferrara pochi minuti dopo essere stato fermato dalla polizia dalle parti dell'Ippodromo. I giornali locali, a caldo, scrivono di un malore fatale, sembrano alludere a un'overdose. Ma subito saltano fuori particolari inquietanti e contraddizioni. La versione suggerita dalla questura fa a pugni con la relazione di servizio della squadra mobile. E chiunque vedrà il corpo del giovane non riuscirà più a credere a una sola parola della versione ufficiale.Quello che stiamo per raccontare è successo all'alba del 25 settembre. Una domenica mattina. Ma la vicenda ha oltrepassato da pochissimi giorni le mura della città. Da quando la madre del ragazzo, dopo mesi di inutile attesa della relazione medica, ha deciso di aprire un blog e raccontare i propri dubbi.Federico Aldrovandi aveva 18 anni, li aveva compiuti il 17 luglio. Viveva a Ferrara, periferia sud, zona di Via Bologna, avrebbe preso la patente la settimana successiva, studiava da perito elettrotecnico, suonava il clarinetto, faceva karate, era un mezzo campione vincitore di molte coppe, bravo in matematica e meno in inglese, impegnato in progetto con Asl e scuola per la prevenzione delle tossicodipendenze. Era un salutista, leggeva le etichette di quello che mangiava. E il sabato sera, con gli amici, andava spesso a Bologna: è lì che ci sono locali, concerti, centri sociali. Così era successo anche quella volta. Erano stati al Link, il concerto reggae era saltato ma la serata era filata via tranquilla. E' vero, Federico aveva preso qualcosa: uno "sniffo" di roba esilarante (una smart drug, naturale e non proibita) più un "francobollo" di Lsd. Nel suo sangue sono state trovate tracce di oppiacei e chetamina, poca roba, però. Nulla che giustificasse un'overdose o un comportamento aggressivo. E poi lui non era proprio un tipo aggressivo. La madre, gli amici, il parroco del quartiere, nessuno lo descrive come è stato descritto dalle veline di Via Ercole I D'Este, dove sta la polizia, e dalle dichiarazioni alla stampa. Erano appena passate le 5 quando il gruppo, tornato a Ferrara, si separa da Federico che decide di fare l'ultimo tratto a piedi, per rilassarsi, è ancora estate, si cammina volentieri. Andrea, Michi, "Burro" e gli altri non lo avrebbero rivisto più.A questo punto comincia la versione della polizia. Il "contatto" avviene alle 5.47. Una volante sarebbe stata avvertita da una donna abitante in Via Ippodromo, preoccupata dalla presenza di un ragazzo che, forse, camminava in modo strano, forse cantando. Magari farneticava pure, come diranno gli agenti che dicono di averlo fermato e qualche minuto dopo, alle 6.10, avrebbero chiamato il 118.Otto minuti dopo l'ambulanza lo trova già morto, a terra, con le manette ai polsi, a un passo dal cancello del galoppatoio. Non ci sono i margini per la rianimazione. Qualcosa o qualcuno ha causato l'arresto respiratorio che poi ha bloccato per sempre il cuore del ragazzo che camminava da solo, disarmato, che era incensurato, non stava compiendo alcun reato quella mattina e non aveva mai fatto male a nessuno.La strada verrà bloccata per più di cinque ore. Nel quartiere si sparge la voce che è morto un albanese, oppure un drogato. O un drogato albanese.A casa di Federico, alle 8 ci si accorge che il letto è vuoto. Il cellulare squilla invano quando sul display si illumina la parola "mamma". Pochi minuti dopo, quando è il padre a chiamare (ma sul telefonino è memorizzato col nome, Lino), una voce imperiosa intima di qualificarsi e spiega che stanno facendo accertamenti su un cellulare "trovato per strada". Solo verso le 11 si presenta una pattuglia a casa Aldrovandi e annuncia il fatto con poche, pochissime, parole. Lo zio paterno, Franco, 42 anni, infermiere, parte per l'obitorio. In macchina gli spiegano: "Ha preso qualcosa che gli ha fatto male". Ma il viso sfigurato, il sangue alla bocca e un'ecchimosi all'occhio destro fanno venire troppi dubbi. Poi si saprà di due ferite lacero-contuse dietro la testa, dello scroto schiacciato e di due petecchie - due lividi da compressione - sul collo. "Era una furia", ripetono gli agenti e i funzionari accennando a un comportamento autolesionistico del ragazzo. Dicono che avrebbe sbattuto la testa al muro ma non si troveranno mai tracce di cemento sul viso, né di sangue sui muri vicini. Lo zio e gli amici le cercheranno per giorni intorno alla pozza di sangue davanti all'ippodromo dove "Burro" lascia una poesia dedicata all'amico ma la polizia, così dicono i vicini di casa, gliela farà sparire pochi minuti dopo. Dicono anche, in questura, che sarebbe stato abbandonato dai suoi amici che, invece, respingono decisamente l'accusa. La felpa e il giubbino di quella sera, restituiti alla famiglia, sono intrisi di sangue. Il mattinale domenicale della questura spara subito la tesi del "malore fatale". Le indagini partono dal medico di famiglia a cui verranno chieste notizie sul "drogato", lo stesso si cercherà di fare con i compagni di Federico, convocati dalla narcotici e dalla mobile e torchiati con domande da film di serie B: "Lo sappiamo che siete tutti drogati, diteci dove comprate la roba". Anche a loro la solita versione: Federico sarebbe stato trovato su una panchina, ucciso da uno "schioppone", ossia da un malore. Ma il giorno dopo un giornale azzarda dei dubbi. La questura riesce a far calare il silenzio, chiede (e ottiene) di pubblicare sotto gli articoli sulla vicenda la storia di una maga condannata per calunnia alla polizia. E, stranamente, le indagini d'ufficio vengono assegnate dal pm proprio alla polizia. Vengono convocati i genitori, senza avvocato, per sentirsi ripetere la versione dell'overdose, della gioventù bruciata ecc... Il procuratore capo dirà perentorio che la morte non è stata causata dalle percosse anticipando l'esito di una autopsia, allora appena disposta, e non ancora resa nota. Anzi, per la quale è stata chiesta un'ennesima proroga.La perizia tossicologica, però, smentisce la polizia. Dovrà essere l'autopsia a chiarire le circostanze. Il rapporto delle volanti svela che quattro agenti sono dovuti ricorrere alle cure del pronto soccorso: due sono usciti con una prognosi di sette giorni, gli altri addirittura di 20. Ma nessuno s'è fatto ricoverare. E' forse il primo caso nella storia della ps, di poliziotti aggrediti che non lo sbandierano ai quattro venti. Perché? Perché non ammettere la colluttazione? Federico si sarebbe difeso o ha aggredito? Perché usare le manette quando esistono procedure precise per sedare persone con funzioni respiratorie compromesse dall'uso di sostanze? Ci sono pure manganelli in questa storia. Uno addirittura s'è rotto quella mattina, probabilmente sulla schiena, sulle gambe e sul viso del ragazzo. I segni fanno pensare che fosse impugnato al rovescio. Il sangue sul vialetto e sui vestiti fa pensare che le botte sarebbero iniziate a piovere prima del luogo della morte. Forse lo inseguivano, forse urlava mentre fuggiva. Forse è per questo che sono stati chiamati i rinforzi: un'altra volante e una gazzella. "E' una calunnia inopportuna e gratuita. Non è neppure ipotizzabile che sia morto per le percosse - dice ancora a "Liberazione" Elio Graziano, questore di Ferrara - è stata una disgrazia, una vicenda penosissima, era in stato di esagitazione. Quando i "nostri" lo fermarono morì, ritengo per gli effetti delle sostanze. E poi ci sono i testimoni...". Già, i testimoni: quelli che si sentono in giro sono resoconti vaghi ed evasivi di persone che avrebbero sentito solo urla e sgommate. Ma Ferrara è una città piccola, tutti sanno tutto. Qualcuno ha visto Federico immobilizzato, a terra, col ginocchio di un agente puntato sulla schiena e un manganello sotto la gola mentre l'altra mano del tutore dell'ordine gli tirava i capelli. Il ragazzo sussultava, faceva salti di mezzo metro. A fianco a lui, una poliziotta si sarebbe vantata: "L'ho tirato giù io, 'sto stronzo!". Così avrebbe riferito un testimone, ragazzo sveglio e vivace, si dice, probabilmente immigrato, ma stranamente sparito di fretta dalla città. Anche sua madre ha visto tutto e non solo lei. Gli Aldrovandi sperano che il clamore della notizia su questo e altri giornali faccia tornare la memoria a qualcuno.Nei corridoi della questura, la vicenda viene minimizzata ma il blog della signora Patrizia sta seminando preoccupazione e nervosismo. Si lascia trapelare a mezza voce che il ragazzo fosse un tossico e la sua una famiglia "problematica" seguita da un "prete di frontiera". Pare che anche un carabiniere della gazzella abbia esclamato alla vista del corpo: "Ecco il solito coglione di don Bedin!".Domenico Bedin è il parroco di S. Agostino, prete coraggioso, fondatore di un'associazione che aiuta poveri (italiani e no), tossicodipendenti, giovani, migranti con o senza carte. La foto di Federico è infilata nella cornice dello specchio nel suo ingresso della canonica. Conosce gli Aldrovandi e i loro amici, "gente normalissima - conferma - e il ragazzo aveva un buon carattere e non era un tossico".La città. "La città non ha reagito - continua don Bedin - non ha mostrato rabbia, né passione. Per i giovani è difficile trovare stimoli, sentirsi coinvolti in un progetto. Si vive una specie di attesa degli eventi, c'è chi viene a chiedermi informazioni ma sottovoce. La Bossi-Fini, che produce clandestinità, ha aumentato la tensione tra chi vive per strada. Lo hanno ammesso gli stessi carabinieri nel loro rapporto di fine d'anno". Il capo della mobile si vanta sulla stampa dell'aumento degli arresti ma "la città è sostanzialmente tranquilla - spiega Riccardo Venturi, uno dei legali della famiglia - ma l'ossessione sicuritaria viene follemente pompata, si scimmiotta Bologna con il terrore degli extracomunitari. Ma siamo una città dormitorio, senza fabbriche ma anche senza baraccopoli, una città che vive di se stessa". Una città che deve capire perché così tanta violenza e tante bugie contro il ragazzo che non aveva mai fatto male a nessuno. La famiglia, sua madre è impiegata al comune, suo padre è ispettore della polizia municipale, chiede solo di conoscere la verità e "che la sappiano tutti, senza fango su Federico". Rifondazione comunista, in città e in parlamento annuncia la presentazione di interrogazioni urgenti a firma della deputata Titti De Simone e della consigliera Irene Bregola. Sulle tv private il questore insiste: "L'intervento degli operatori è avvenuto al solo scopo di impedire al giovane di continuare a farsi del male". Missione fallita.
Note:
per maggiori informazioni:
http://federicoaldrovandi.blog.kataweb.it/
Vedi anche:
Federico Aldrovandi:
Lettera di Haidi Giuliani alla madre di Federico Aldrovandi

mercoledì 23 gennaio 2008

Caino: una strana storia



Caino e Abele. - Adamo conobbe poi Eva sua moglie: ella concepì e partorì Caino e disse: "ho acquistato un uomo dal Signore." Partorì poi Abele, fratello di lui. Abele fu pastore di greggi e Caino agricoltore. Passò un tempo e Caino fece al Signore un'offerta dei frutti della terra, e Abele pure offrì dei primogeniti dei suoi greggi e il loro grasso. Or il Signore gradì Abele e ciò che gli offriva; ma non riguardò a Caino e alla sua offerta. Caino allora si irritò grandemente e la sua faccia si sconvolse. Il Signore disse a Caino: "Perchè sei tu sdegnato, e perchè il tuo viso è contratto? Se tu fai bene, non potrai tenere alta la testa? Ma se tu fai male, il peccato non ti sta forse alla porta? Verso di te è la sua brama, ma tu devi domandarlo."

Caino disse poi ad Abele, suo fratello: "Andiamo fuori." E quando furono in campagna, Caino si scagliò contro Abele, suo fratello, e lo uccise. Il Signore domandò a Caino: "Dov'è Abele, tuo fratello?" Egli rispose: "Non lo so: sono forse io il custode di mio fratello?" Il Signore riprese: "Che hai fatto? La tua voce del sangue di tuo fratello grida dalla terra fino a me! Sii tu dunque maledetto e cacciato dalla terra, che ha aperto la bocca per ricevere dalla tua mano il sangue di tuo fratello. Quando tu vorrai coltivare il terreno, esso non ti darà più i suoi frutti: sarai errabondo e fugisco sulla terra." Caino disse al Signore: "La mia iniquità è troppo pesante da portare! Ecco, tu mi scacci ora da questo luogo e io sarò nascosto al tuo cospetto; sarò errabondo e fuggiasco sulla terra, e chiunque mi incontrerà mi ucciderà." Il Signore gli rispose: "Orbene, chiunque ucciderà Caino sarà punito sette volte tanto." Poi il Signore mise un segno su Caino, affinchè chiunque lo incontrasse, non lo uccidesse.

La Genesi 4,1-4,16

Bene... mi sembra che siano un po' di cose che non tornano... sapreste dirmi quali? magari saprete trovarne anche delle nuove sfuggite al sottoscritto...

The Dicrocoelium dendriticum


This tremadote parasite spends the adult stage of its life cycle in the liver of cows and sheep. The eggs exit with the feces of the mammalian host and are eaten by land snails, which serve as hosts for an asexual stage of the parasite life cycle. Two generations are spent within the snail before the parasite forms yet another stage, the cercaria, which exits the snail enveloped in a mucus mass that is ingested by ants. About fifty cercariae enter the ant along with its meal. Once inside, the parasite bore through the stomach wall and one of them migrates to the brain of the ant (the subesophagal ganglion), where it forms a thin-walled cyst known as the brain worm. The other cercariae form thick-walled cysts. The brain worm changes the behavior of the ant, causing it to spend large amounts of time on the tips of grass blades. Here the ant is more likely to be eaten by livestock, in whose bodies parasites may continue their life cycle.
The brain worm loses its ability to infect the mammalian host. It sacrifices its life and thereby helps to complete the life cycle of other parasites in its group.

sabato 19 gennaio 2008

La mirabile catena dell'essere: il Dicrocoelium dendriticum

Questa è da raccontare... Il Dicrocoelium dendriticum è un parassita che trascorre la fase adulta del suo ciclo nel fegato delle vacche e delle pecore. Bene. Le sue uova vengono espulse con le feci del mammifero che le ospitava e sono mangiate dalle chiocciole di terra (che bella scena). Queste chiocciole servono al parassita per uno stadio asessuale del proprio ciclo di vita. Infatti trascorrono due generazioni al suo interno raggiungendo lo "stato" di cercaria per poi uscire dalla chiocciola in uno stato di ammasso mucoso che viene mangiato dalle formiche. Circa 50 cercariae vengono ingerite dalla formica con un pasto. Una volta dentro, il parassita perfora la parete dello stomaco della formica e uno di essi migra al cervello della formica, dove forma una "thick-walled cyst" (sottile parete cistica?) conosciuta come il cervello del verme. Le altre cercariae formano una spessa/compatta pareti cistica. Il cervello del verme cambia il comportamento della formica, facendogli passare molto tempo sulla punta degli steli d'erba. Quì la formica ha maggiori probabilità di essere mangiata da un gregge e dal bestiame in generale, il cui corpo servirà da ospite per reiterare il suo ciclo vitale.
Generalmente a una prima lettura ci si perde da qualche parte però poi rileggendola tutto sarà chiaro...beh! che dire... 1) è una vita di merda e 2) almeno però si divertono a girovagare tra ospiti vari.
E' la grande catena dell'essere... ognuno cerca di cavarsela come può;qualcuno ci riesce nei modi più strvaganti (per il momento ovviamente), la maggioranza fallisce... il rapporto è 10.000 a 1 ovvero per ogni specie vivente ce ne sono circa 9999 che se la sono presa nel culo (scusate la volgarità ma queste specie che non ce l'hanno fatta non saranno certo contente...) ... altro che disegno intelligente... sembra piuttosto una continua cancellatura...

martedì 15 gennaio 2008


Ma quale libertà...!


Si parla di libertà di espressione e stupidaggini varie... devo incazzarmi un'altra volta? Nel '90 il tipo vestito di bianco ha ripreso Fayerabend (che non c'entra niente) dicendo che il processo a Galileo era giusto. Vabbè non voglio nemmeno soffermarmi. Quello che voglio dire è semplicemente un'altra cosa: non si può non prender parte e lottare per essa. Tradotto, il soggetto anemico nella foto vuole continuare a raccontarci che il mondo ha quasi 6000 anni, che Adamo in un giorno ha nominato tutti (dico tutti!) gli animali del mondo (e poi, domanda: in che lingua?) e buffonate varie. Bene il punto è che non può e non deve esistere libertà di parola per questa gente. La mia è una linea dittatoriale? Si, e bene? e con questo? mi si vorrà forse "mettere in croce" per aver cercato di fermare il degrado della stupidità umana? Non si può con la scusa della libertà di parola far dilagare l'imbecillità terrena. Dare la possibilità di esprimersi a questa gente è una cosa grave...
Spero che qualcuno si incazzi con me e mi dica che sto sbagliando... sono talmente refrattario nel trattare l'argomento che la rabbia ormai passa quasi in secondo piano... è talmente ovvio che questi briganti andrebbero rinchiusi nel sottosuolo che non ho voglia nemmeno di perderci tempo... in compenso vi segnalo il piacevole blog di Ettore... un buon brigante della vecchia stirpe...
Ah curiosità! ma secondo voi quando Dio parlò ad Adamo in che lingua lo fece? rispondete al sondaggio... lo invieremo direttamente ai teologi israeliani...

lunedì 14 gennaio 2008

Senza Censura

Un fluire, un sommergere, una cascata di parole... senza censura e senza vincoli. Ce ne sono infiniti di blog sul web...sembrano sfidare il numero degli atomi...non perderò tempo a scrivervi delle mie giornate, delle mie esperienze quotidiane...queste cazzate le lascio a voi altri, a chi vuole mettere la propria vita in vetrina, raccontando quanto di più personale e banale possa dire, senza tenere conto che essenzialmente non ce ne frega un cazzo... già, non me ne frega un'emerita ceppa... voglio piuttosto sfidarvi a commentare qualke singolo episodio o pensiero che mi passa per la testa, che magari, rocambolando, mi si è infilato tra i piedi di una sterile passeggiata facendomi inciampare e infilandosi tra i labirinti neurali. Voglio capire se vi siete rincoglioniti del tutto o se magari, in fondo da qualche parte, siete ancora sani e svegli, e sentite scorrere dentro tutta la linfa da sputare in faccia ad ogni stupidaggine... non mi cimenterò in argomenti pseudo-esistenziali... non si possono trattare su un blog e spero che ognuno abbia la sua gravità d'animo che in silenzio lo faccia riflette sui quesiti ultimi dell'esistenza... se qualcuno di voi vuole pubblicare un post me lo mandasse per e-mail (e se qualcuno vuole scalciare ma preferisce tenere la maschera può mandarmelo anche anonimo) e se infine per sbaglio qualche forestiero dell'etere capitasse in questo blog di follia, mi lasciasse la sua e-mail tra i commenti... lo contatterò io...
Se qualcuno si sentirà tirato in ballo non è un problema che mi riguarda... non ho un bersaglio e se qualche spirito penserà di essere sotto i riflettori deve piuttosto chiedersi il perchè di tale sentimento...
Se come me volete sparare, far esplodere, riflettere, ironizzare e giocare con le parole e la vita, avete uno spazio a disposizione... senza censura ...

venerdì 11 gennaio 2008

Come ogni sesso ha il suo pregiudizio sull'amore

Friedrich Nietzsche, La gaia scienza

Nonostante tutte le concessioni che sono disposto a fare al pregiudizio monogamico, non potrò tuttavia ammettere mai che si parli di uguali diritti nell'amore per l'uomo e per la donna: infatti non ce ne sono. Il fatto è che l'uomo e la donna intendono per amore ognuno qualcosa di diverso - e in ambedue i sessi appartiene alle condizioni dell'amore il fatto che un sesso non presuppone nell'altro lo stesso sentimento, lo stesso concetto di "amore". Quel che la donna intende per amore, è abbastanza evidente: un perfetto abbandono (non soltanto dedizione) di anima e corpo, senza alcun riguardo, senza alcuna riserva, ma piuttosto con vergogna e timore di fronte al pensiero di un abbandono vincolato a clausole, legato a condizioni. In questa assenza di condizioni il suo amore è appunto una fede: la donna non ne ha altre. - L'uomo, quando ama una donna, vuole da lei precisamente questo amore; e conseguentemente, per parte sua, è quanto mai lontano dal presupposto proprio dell'amore femminile; ammesso, però, che debbano esistere anche uomini cui non è estraneo il desiderio di una perfetta dedizione dal canto loro, ebbene questi non sono appunto - degli uomini. Un uomo che ama come una donna, diventa pertanto uno schiavo; una donna invece, che ama come una donna, diventa con ciò una donna più completa ... La passione della donna, nella sua assoluta rinunzia dei propri diritti, ha proprio come suo presupposto che dall'altra parte non sussista un tale pathos, una tale volontà di rinuncia: perchè se entrambi, per amore, facessero rinuncia di se medesimi, non si verrebbe a determinare - che so io? - forse uno spazio vuoto? - La donna vuole essere presa, intesa come un possesso, vuole risolversi nel concetto di "possesso", di "posseduta"; di conseguenza vuole colui che prende, che non si dà e non si dona lui stesso, ma che viceversa deve farsi precisamente più ricco di "sé" - attraverso un incremento di forza, di felicità, di fede, quale gli dà la donna donando se stessa. La donna si dà, l'uomo s'accresce - io penso che non si potrà superare questo contrasto di natura mediante nessun contratto sociale, neppure con la migliore volontà possibile di giustizia: benché possa essere auspicabile che quanto v'è di crudo, di terribile, di enigmatico, di immorale in questo antagonismo non ci venga posto costantemente dinanzi agli occhi. L'amore infatti, pensato come cosa totale, grande, piena, è natura, e in quanto natura qualcosa di "immorale" per tutta l'eternità. - Coerentemente a ciò la fedeltà è implicita nell'amore della donna, ne consegue per definizione: nell'uomo, essa può facilmente originarsi come corollario del suo amore ed essere qualcosa di simile alla riconoscenza o alla idiosincrasia del gusto o a una cosiddetta affinità elettiva, ma non appartiene all'essenza del suo amore - e gli è così poco intrinseca, che si potrebbe quasi parlare a buon diritto nell'uomo di una naturale opposizione tra amore e fedeltà: il quale amore è appunto un voler possedere e non un rinunciare e un darsi; ogni volta però il voler possedere muore con il possesso... Effettivamente, è la più sottile e più diffidente sete di possesso dell'uomo, che di rado e tardivamente confessa a sé questo "possesso", ciò che fa durare il suo amore; a questo modo è perfino possibile che dopo il donarsi di lei esso cresca ancora - difficilmente egli ammette che una donna, per lui, non abbia più niente da "donare". -

Friedrich Nietzsche, La Gaia scienza

Pirati e imperatori

Sant'Agostino racconta la storia di un pirata catturato da Alessandro Magno, il quale gli chiese come osasse creare scompiglio sul mare. "Come osi tu creare scompiglio in tutto il mondo?" gli rispose il pirata. "Poichè io lo faccio con una sola piccola nave, mi chiamano malfattore; mentre tu, che lo fai con una grande flotta, sei chiamato imperatore".

Noam Chomsky, Pirati e imperatori